28 maggio 2021


 Intervista a Luciano Basile, CEO della nostra associata Sicurtransport 

Salta nel decreto Semplificazioni il passaggio che introduceva la possibilità di aggiudicare al massimo ribasso le grandi opere del Pnrr, in caso di assegnazione dell’appalto su progetto di fattibilità. Prima di questo - fortemente auspicato - stralcio, Vigilanza Privata Online ha intervistato Luciano Basile, CEO della nostra associata Sicurtransport, per commentare la bozza di Decreto.

Alzate di scudi da più parti per la bozza di Decreto Semplificazioni 2021, che all’art. 29 comma 3 reintroduce l’aggiudicazione delle gare d’appalto sulla base del criterio del prezzo più basso, oltre ad eliminare la soglia del 40% per il subappalto di lavori: che impatto potrebbe avere in un comparto di servizi, per giunta sensibili, come la sicurezza e vigilanza privata? L’abbiamo chiesto a Luciano Basile, CEO Sicurtransport.

La bozza di Decreto Semplificazioni 2021 sta facendo alzare più di un sopracciglio: qual è la sua posizione in materia?

Saluto con piacere lo scontro interno ai partiti di maggioranza sulle novità in materia di appalti, auspicando un rapido ripensamento delle due novità a mio avviso più esiziali: il ritorno del criterio del prezzo più basso come regola (e non più come eccezione) e la possibilità di subappaltare al 100%. Il dibattito politico si divide tra la – senza dubbio condivisibile – necessità di semplificare le infinite pastoie del Codice degli appalti e l’altrettanto corretto timore che la liberalizzazione possa spalancare i cancelli alle infiltrazioni mafiose e criminali. Il ritorno al passato del massimo ribasso, poi, significa cancellare la qualità dei lavori e spesso la stessa sicurezza dei lavoratori.

L’articolo 29 al comma 3 reintroduce l’aggiudicazione sulla base del criterio del prezzo più basso: che impatto potrebbe avere nel comparto della sicurezza privata?

L’impatto sarebbe disastroso. Prima di tutto perché noi forniamo servizi, che sono legati a doppio filo alla qualità del lavoro, quindi alla professionalità del lavoratore. Siamo peraltro tra i comparti più labour intensive ed offriamo servizi delicati e sensibili, con personale che circola armato e che richiede formazione, addestramento ed equipaggiamento, con costi ben ulteriori rispetto a quelli del solo lavoro. Il ritorno alla regola dell’offerta più bassa a mio avviso non consentirà nemmeno più il rispetto del CCNL: potrebbe diventare una bomba sociale. Per il lavoratore diventerebbe più conveniente accedere al reddito di cittadinanza (tenga presente che io sarei a favore del salario minimo garantito). Abbattere anche il paletto del costo del lavoro sarebbe peraltro contrario all’equilibrio occupazionale e creerebbe ulteriori distorsioni sul mercato tra le imprese strutturate, che hanno in pancia parecchio personale inquadrato con il CCNL, e le aziende nuove.

Un’offerta fortemente ribassata non può restare nel quadro delle regole, agendo ad esempio sulle economie di scala?

In aree di servizio labour intensive i costi sono certificati e la matematica finanziaria non è un’opinione. Il costo del lavoro è per sua natura incomprimibile, quindi anche se si volessero acquisire quote di mercato al costo o addirittura in perdita, con tariffe a 15/16 euro l’ora si riuscirebbero forse a corrispondere i salari del personale operativo, ma tutto il resto? Previdenza sociale, erario, assicurazioni, formazione, sicurezza del lavoro, controlli qualità, personale amministrativo e commerciale, costi gestionali? No, non è possibile restare nel perimetro delle regole a queste tariffe. Comunque pure adesso, in regime di offerta maggiormente vantaggiosa, esistono diverse scappatoie. I sistemi cooperativistici eludono ad esempio i costi del CCNL assumendo soci cooperatori e non dipendenti. Inoltre la valutazione di un’offerta come anormalmente bassa spetta alla stazione appaltante (cioè chi può ritenere anomala un’offerta è lo stesso soggetto che deve aggiudicare la gara), infine le linee guida emanate dall’ANAC non sono vincolanti, quindi…