21 maggio 2020


 Lettera aperta di Federsicurezza 

Mille Occhi sulla Città.
Eppure sono più di centomila…

Costruito nel lontano 2010, rinnovato una prima volta nel 2013, il Protocollo Mille Occhi sulla Città voleva essere un momento, anzi il momento, di sintesi delle componenti complementari di quel Sistema Sicurezza, integrata tra pubblico e privato, che consente un più ordinato e tranquillo svolgersi della vota quotidiana del Sistema Paese.

Finalmente, almeno nella nostra considerazione, il primo gradino di una scala nuova di concezione e forma, da salire per arrivare a più alti ed importanti traguardi di attività.

Nel 2010 erano passati appena due anni dalla posa della Prima pietra, quella allora ritenuta miliare della nuova era, costituita dal Decreto 269 del 2008, sì, il Decreto Maroni, primo atto di sintesi organica che mirava a fotografare, anche se non proprio ad altissima definizione, i nuovi contorni di una storica attività privata, da sempre integrante quella pubblica svolta a tutela della sicurezza, nel suo variegato insieme della sicurezza del cittadino e delle Istituzioni.

Da quel lontanissimo 2010 e dal successivo, anch’esso ormai lontano, 2013 (sette anni di questi tempi valgono come per i gatti rispetto all’uomo, sette volte sette...) il mondo è troppe volte mutato, le regole di allora non valgono più, se non come premessa di una fase successiva evolutiva, per l’oggi.

La storica vigilanza privata armata, pur sopravvivendo con tenacia ancora in molte delle sue pur possibili applicazioni, sta cedendo il passo a nuove forme conseguenti alle nuove necessità.

Nella vita dell’Umanità, come anche la Fantascienza letteraria insegna quando attribuisce alla lungimiranza ed alla razionalità dei Mercanti, artefici primari delle relazioni tra i Mondi, la capacità di superare ogni difficoltà o discrasia di relazione planetaria, affrontata invece disastrosamente con le armi dagli Eserciti in lotta per il controllo delle galassie, la logica del Mercato ha sopravanzato ogni altra pur apprezzabile visione.

Venendo a noi, il mercato, la minuscola è voluta, ha lasciato indietro di anni, ancora non “luce” ma comunque molti, la visione imprenditoriale di comparto, pur con le debite encomiabili eccezioni che pur ci sono (alle quali non possiamo ahimè far pubblicità…) e, questa volta forse rischiamo di parlare di ...anni luce... , la soglia di attenzione che l’Istituzione non può non prestare a quel comparto, la disciplina della vita del quale le compete ed al quale ahimè viene, e pur con parsimonia, riservata.

Sarà forse una nostra visione distorta della realtà, è pur possibile, la tipica diligenza del correttore di bozze della Sezione Giuridica della Enciclopedia Treccani …. le esperienze di gioventù nessuno le scorda più….

E visto che da sempre, e per sempre, è bene che la sinistra non sappia cosa fa la destra, almeno in anatomia questa distinzione permane a dispetto di quanto sembra accadere in politica, ecco che un’ala del Viminale vuole portare avanti un’idea che si è rivelata positiva, e un’altra ala del pur enorme comprensorio, che una volta ospitava la Presidenza del Consiglio e che quindi ha nelle sue pietre angolari il cemento del potere, marcia con passo alpino sulla strada della riviviscenza del sistema delle Pandette e, certamente per zelo, solo per zelo, sembra non voler tenere conto di cosa si possa percepire solo pensando di aprire una finestra e guardare cosa accade fuori.

Fuori siamo ormai al già evocato (ndr: dove?) confine del 4.0

Dentro siamo rimasti al 2.0 e, mi si conceda, non poco, per zelo, sempre e solo per zelo, è stato fatto per drenare le potenziali positività del citato DM 269, allora apprezzabile tentativo di guardare avanti salvando il passato.

Oggi davvero, come chi scrive celiando aveva osato dire, sembra che la somma delle tre cifre, totalizzando un bel 17, non sia stato un numero fortunato per il comparto.

Oggi, nella fase due, che evidentemente segue una fase uno e precede una possibile fase tre, nel mentre a livello elevato siamo arrivati a creare e crearci problemi complessi di Diritto Costituzionale, discussi in meste aree cimiteriali, al nostro umano zero metri sul livello del mare abbiamo nuovamente assegnato alle risorse umane impiegate dalle Imprese di Sicurezza privata, ed alle Imprese stesse, nella loro ormai più che variegata attribuzione di attività, la funzione di Fantasmi della Sicurezza, complementari, sussidiari, integrati, e quel che altro si vuole e si può dire per dare peso alle qualificazioni, ma pur sempre Fantasmi.

Eppure tutti hanno ringraziato tutti, stavolta anche, giustamente e senza se e senza ma, le spesso bistrattate Forze dell’ordine ed i Militari, questi in genere sconosciuti ai più, e nessuno, davvero nessuno, ha inteso per una frazione di secondo alzare lo sguardo sulle decine di migliaia di addetti della Sicurezza privata che pure hanno consentito e continueranno a consentire, vieppiù nella futura fase tre, un possibilmente normale evolversi delle quotidiane necessità della società civile.

Nessuno nelle Istituzioni, tutorie e non, ha inteso dedicare un attimo a pensare di dotare chi doveva contribuire al controllo della salute pubblica degli strumenti elementari di protezione in via prioritaria.

Nessuno ha pensato a previdenze, pur giuste e dovute, particolari per il settore.
Nessuno ha inteso neppure mentalmente mandare un grazie postumo alle, per mera fortune limitatissime al momento, perdite registrate.

Abbiamo però registrato prontezza operativa d’intervento sui termini di decorrenza di timbri e bolli.
E di questo pur rendiamo grazie, meglio di niente, suvvia!

Una cosa in sintesi chiediamo con un’unica voce ed ancora educatamente.
Chiamateci, e verremo, a sottoscrivere il certificato di esistenza in vita del Protocollo del 2010.

Rispondeteci però, Signor Ministro, Capo di Gabinetto, Capo Segreteria.
Non cestinate le nostre lettere.

Dateci la possibilità, con l’esperienza acquisita sul campo, di contribuire al prevenire scelte non sempre perfettamente centrate, quali quella apparentemente in gestazione, di affidare alla Protezione Civile compiti che la stessa, con tutta la buona volontà e fantasia Italica, davvero non saprebbe come affrontare.

Non pretendete una croce su un documento di programma, avendo fatto una croce sulla nostra futura capacità di resistenza nell’affrontare i già iniziati cambiamenti epocali.

Noi da sempre siamo disponibili al colloquio ed al confronto costruttivo, che non vorremmo si attivassero solo dopo che qualcuno abbia deciso di mandare la protezione civile a caricare i Bancomat ed a portare il contante negli uffici postali (magari dell’Aspromonte…) per le pensioni, fintantoché, almeno, verranno pagate!

Noi ci siamo, per la Società civile e per le Istituzioni. Vorremmo che le Istituzioni, che rispettiamo per l’importanza e la esclusività del ruolo, ci consentissero di continuare ad essere utili per la Società.

Una diversa, dovuta considerazione, chissà, potrebbe anche far sì che le non poche sigle di rappresentanza datoriale, che credo possano riconoscersi tutte in queste poche e maldestramente scritte righe, dalla Vigilanza armata al Trasporto Valori, dai Servizi fiduciari all’Investigazione, dall’Assistenza e controllo dei Grandi eventi all’impiego della Tecnologia elettronica ed informatica, dall’Anti pirateria ai Servizi speciali all’estero, superando finalmente l’obsoleto tabù della sicurezza alla persona, finiscano per condividere l’ipotesi di dare finalmente vita ad una seria analisi della Sicurezza 4.0, avvicinando l’Italia della Sicurezza all’Europa della Sicurezza.

Pensiamo agli Stati Generali della Sicurezza? E perché no? Sarà per la fase quattro, forse.

Sapremo aspettare, preparandoci a condividere con chi ora sembra non volerci ascoltare.
Siamo abituati a vivere come se dovessimo morire subito ed a pensare come se non dovessimo morire mai….

Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza