28 marzo 2018


 Trasporto dei beni di valore diversi dal denaro: quali opportunità per gli Istituti di vigilanza? 

Intervista a Marco Stratta, Segretario Generale ANIVP

Il parere del Consiglio di Stato n. 14 del 2 gennaio 2018 ha finalmente precisato che l’attività di trasporto dei beni di valore diversi dal denaro (opere d’arte, oggetti preziosi, ecc.) deve intendersi come riservata, in via esclusiva, agli istituti di vigilanza privata ex art. 134 TULPS. Quali sono i possibili risvolti di questo chiarimento per il mercato della vigilanza privata? Ne parliamo con Marco Stratta, Segretario Generale di ANIVP, associazione di categoria del settore aderente a FederSicurezza.

Si torna da più parti a parlare del parere del Consiglio di Stato del 2 gennaio scorso che, come noto, ha confermato la riserva dell’attività di trasporto di beni di valore diversi dal denaro a favore degli Istituti di Vigilanza privata. Può spiegarci brevemente qual è stato l’iter che ha condotto a questo provvedimento?   

La questione del trasporto di beni di rilevante valore diversi dal denaro è aperta da molto tempo, con il nostro comparto in posizione contrapposta rispetto a quello dei vettori, corrieri in primis. Il legislatore ed il Ministero dell’Interno, in proposito, non hanno mai inteso chiarire se questo tipo di attività fosse equiparabile o meno al trasporto di denaro contante, permettendo così che rimanesse svincolata da ogni regola specifica e, conseguentemente, da ogni controllo.
Come ANIVP siamo intervenuti in più riprese sull’argomento, da ultimo nel gennaio del 2017, con una nota diretta al Ministero dell’Interno a seguito della segnalazione, da parte di un associato, di un normale evento di cronaca avente ad oggetto un furto ai danni del furgone di un corriere; la Prefettura locale aveva constatato che quanto trasportato in tale occasione aveva un valore, ed una corrispondente appetibilità, ben superiore al normale collettame.
Così il Ministero dell’Interno, su nostra istanza e con il coinvolgimento della locale Prefettura, ha interessato il Consiglio di Stato, fino ad arrivare al parere che conosciamo.    

Quali sono, per il mercato della vigilanza privata, le auspicabili conseguenze di un chiarimento di questa portata? Come pensate di agire perché le indicazioni del Consiglio di Stato si traducano in “fatti”?

La portata di questo chiarimento, a nostro giudizio, è incredibile perché, di fatto, apre un nuovo mercato dalle molteplici opportunità: pensiamo già solo al trasporto di opere d’arte e di preziosi. Il problema, semmai, sarà proprio la capacità di gestire queste opportunità; gli interlocutori disponibili ad ascoltarci saranno presumibilmente pochi, perché pochi sono quelli che vogliono spendere di più o modificare le proprie abitudini. Bisognerà quindi che le aziende specializzate riescano ad immaginare una proposta commerciale idonea che venga poi sostenuta in modo forte e corale dal settore.

Potrebbe essere opportuno, piuttosto che lavarsi la coscienza scrivendo ad un Ministro dei Beni e delle Attività Culturali che, peraltro, in questo momento latita, riunire gli operatori specializzati del comparto intorno ad un tavolo. Il brainstorming ha sempre prodotto ottimi risultati. 

Lo stesso parere del Consiglio di Stato è all’origine dell’emanazione della recente Circolare del Dipartimento di Pubblica Sicurezza in materia di rilascio e rinnovo del decreto di nomina a gpg e del porto d’arma: un provvedimento che è stato accolto in maniera piuttosto “controversa” da parte degli operatori del settore. A suo parere, è un cambiamento di cui si avvertiva la necessità o, piuttosto, un passo indietro in direzione di un’ulteriore burocratizzazione delle procedure?

Personalmente ho una cultura tipicamente di efficientismo aziendale e mi piace declinare le dinamiche con questo metro. Quindi, senza criticare a priori l’iniziativa del Ministero, mi dico: basta che funzioni. Sinceramente però sono preoccupato, gli operatori del comparto già oggi incontrano difficoltà enormi nel vedersi garantiti  i rinnovi dei titoli in tempo utile. In alcuni casi le pratiche vengono inviate agli uffici di Prefetture e Questure competenti addirittura con 120 giorni di anticipo; una follia, soprattutto se consideriamo che l’ufficio interessato le gestisce poi nell’ultimo mese. Teniamo inoltre conto che l’organizzazione imposta da ultimo costringe ad adattare un sistema nato quando ancora c’erano le licenze provinciali e gli istituti locali alla nuova impostazione “mono-licenza”.
Probabilmente ci saranno Prefetture che si vedranno triplicare le pratiche da gestire, ma con quali risorse lo faranno? Trasferiranno un funzionario, per esempio, da Milano a Cosenza? Sarà comunque cura dell’amministrazione garantire che non ci siano gpg che restino senza lavoro perché privi dei documenti rinnovati, o che non ci siano istituti di vigilanza costretti a rinunciare a del fatturato in mancanza di personale da impiegare.
Per eventuali alternative vedo solo il rischio di tante vertenze con conseguente richiesta di danni. A tal proposito, proporremo anche un confronto con le organizzazioni sindacali.

Per concludere, una domanda sul tanto atteso rinnovo del Ccnl di settore: cosa si aspetta dal prossimo incontro dell’11 aprile? Quali sono le istanze di parte datoriale?

Le OO.SS. hanno appena dichiarato sciopero generale nazionale per il 4 di maggio. Le associazioni datoriali valuteranno assieme se ci sarà ancora l’incontro previsto per il mese di aprile, o se al contrario si dovrà rimandare a dopo lo sciopero.
 

A.G.